GABRIELE D’ANNUNZIO E DUE POETI SERBI DEL PRIMO NOVECENTO

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Due giovani poeti serbi, Mirko Korolija e Milutin Bojić, e un rinomato critico letterario di quel periodo, Jovan Skerlić, rappresentano i punti cardinali di un particolare fenomeno del dannunzianesimo nella poesia serba del primo Novecento. Spinti e incoraggiati dal critico che li voleva accanto nelle sue lotte letterarie e ideologiche nel tumultuoso panaorama della poesia serba dell’epoca, ricca di diverse correnti nazionalistiche ed europeistiche, i due poeti realizzano, separatamente ma anche leggendosi l’un l’altro, il proprio avvicinamento alla poesia di Gabriele D’Annunzio e ne traggono diverse conseguenze poetiche. Il risultato poetico principale di M. Korolija consiste in una reativa e profonda assimilazione sì del repertorio tematico e immaginativo ma soprattutto dei procedimenti poetici dannunziani attraverso e mediante il linguaggio della poesia serba di primo Novecento per la quale, infatti, Mirko Korolija ha conquistato non solo l’atmosfera e l’immaginario fino allora sconosciuti ma anche le qualità eminentemente nuove del linguaggio poetico serbo quali velocità, ritmo, suono, melodia ecc; la presenza, invece, della poesia dannunziana in M. Bojić non possiede quel carattere di omogeneità e di continuità ma piuttosto il carattere di ispirazione frammentaria combinata con altre letture del decadentismo francese od europeo in generale.